venerdì 25 settembre 2009

proprio come me


3 mesi.
dal'ultimo post.
circa 90 giorni. non sono poi così tanti. eppure uff... intensi. quante cose si possono fare in 90 giorni e quante no. un'infinità e nulla. un secchio pieno d'acqua che ti bagna completamente; una semplice e fottutissima goccia d'acqua che pero' senza di essa muori.
cosi' è la vita. microscopica e macroscopica. infinite scale di grandezza. infinite scale da scendere e da salire. infinite lingue da parlare infiniti volti da incontrare. la vita è così. starsene seduti e guardare la gente passare. lavorare tutto il giorno aspettando un segnale che ti lasci libero. lavorare tutto il giorno e più perchè è così che ti senti libero.

parlare di architettura, disegnare cose che dici: "da paura! anche io ho partecipato a questo progetto" e disegnarne altre di cui ti vergogneresti solo a parlarne.
così è la vita se la prendi un po' come viene.

sono a barcellona da tre mesi. lavorando in un grande studio di architettura, uno di quelli che pubblica i suoi progetti nelle migliori e rinomate riviste internazionali.

Un altro mese. e poi si, credo che ritornerò nella cara e fottuta Italia.
con i miei progetti. con le mie idee e quelle della gente vicino a me.

rimettere le radici.
continuando questo travaso che da un po' di anni a questa parte mi da il giusto equilibrio, ma non so' quando poi alla fine renda felice e soddisfatto.
così è la vita.

mi radico-mi sradico-cambio vaso.mi radico-mi sradico-cambio vaso. per tornare poi nella mia serra con tutte le mie piantine care al sicuro e al riparo da temporali o venti forti.

non voglio essere una formica operaia delle "archistar" io, non voglio progettare la casa figa per il petroliere nigeriano io.
mi sento in colpa.
voglio essere mediatore tra forma e sostanza io. non voglio lo spettacolo. voglio la bellezza di Oscar Wilde, "quella che salverà il mondo". non voglio l'arroganza del mondo consumista contemporaneo.

quando si lascia un posto sempre si perde qualcosa.
mi macherà l'atmosfera di uno studio così grande sicuramente. mi mancherà la gente che viene e che va.
mi mancheranno tutte le belle cose che una città come barcellona puo' offrirti.
mi mancherà parlare diverse lingue. mi mancherà la multiculturalità. molte cose mi mancheranno.
bisogna fare delle scelte.
così è la vita.

barcellona. la seconda patria per noi italiani no? tutti la conoscono per cui non vi diro' nulla.
sapete tutto. ma non sapete niente.
proprio come me.

....che dire.... altri 30 giorni!

caro cugino finalmente ho scritto qualcosa. un abbraccio.

1 commento:

Joan Bolets ha detto...

Barcellona, come ogni altra metropoli mondiale, è un luogo dove si impara tanto (o, continuando la tua dialettica del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, dove non si impara niente). La multiculturalità non esiste se non nella misura in cui si radicano dentro di noi delle idee, dei modi di pensare e, nel tempo, dei modi di vivere. Ne sono sempre più convinto, la multiculturalità è un fenomeno intimo, oltre e più che una dimanica sociale.
Poi, esiste, è vero, l'organismo sociale nel quale sentiamo affondare le nostre radici, ed è anche quella una questione emotiva... gente che si sente a casa sul'aereo, apolidi e gente dai 3 o 4 passaporti, per non parlare dei passaporti diplomatici. Io sono più come te, te lo dissi qualche sera fa. Malgrado me, malgrado la mia tendenza 'cosmopolita', mi sono reso conto che non tutti i terreni sono per me fertili (per me, appunto, liddove i miei semi attecchiscono, e liddove invece rimangono schiusi e improduttivi). E credo che anch'io ho bisogno della mia piccola serra...ecco, forse la lezione magistrale che ci si porta dietro da qui, è quella di tenere la serra aperta, che circoli tanta aria, nelle due direzioni, verso l'interno e verso l'esterno. Perchè il terreno della nostra piccola serra può essere fertile per semi esotici, e, parallelamente, colture (colture-culture) tradizionalmente autoctone possono adattarsi, evolversi e fiorire in terreni nuovi e lontani.
Anche se l'umanità (e l'ecosistema terrestre) sono immersi dall'origine dei tempi in questo processo trasformativo fatto di incroci genetici, innesti e trapianti, a livello individuale, è sempre un processo nuovo. Ma se potessimo conoscere la nostra mappa genetica e vedere da dove veniamo e come si è arrivati fino a noi, la nostra individualità sarebbe ridotta, in prospettiva temporale, a un piccolo insignificante puntino.

Adeu!