martedì 25 dicembre 2007

L'anno che verrà



ad esattamente 364 giorni dall'apertura del blog scrivo per...bè per augurare a tutti buone feste ed un felice nuovo anno di cuore!!


attese.

le attese all'aereoporto prima dell'imbarco sono sempre particolari, hanno sempre qualcosa di speciale....sono attese profonde, o meglio che celano dietro gli sguardi della gente emozioni ancora fresche, ricordi ancora vivi di esperienze appena vissute...o all'inverso pensieri proiettati verso altre terre ed altri spazi da scoprire e quindi ricchi, vogliosi e avidi di scoperta...pensieri colmi di eccitazione.

chissà a cosa pensa la ragazza di fronte a me, il suo corpo disteso, che occupa le due sedie della ampia sala mi appare in perfetta armonia con il resto delle cose che i miei occhi trasmettono al mio cervello; e la sua testa appoggiata sopra le gambe magroline del suo fratellino mi regala un sorriso di pace, di gioia di semplici cose.

il suo sguardo è malinconico. un poco. le sue labbra carnose, e i suoi occhi, profondi, fissano ad intervalli regolari punti e spazi imprecisati dentro e fuori della parete vetrata dell'aereoporto.

belle le attese.

si ferma a guardarmi:"chissa che pensa.."

giovedì 13 dicembre 2007

Nazim Hikmet

La vita non è uno scherzo,
prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo,
prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini,
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.
La vita non è uno scherzo,
prendila sul serio ma sul serio
a tal punto
che a settant'anni, ad esempio,
pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli,
ma perché non crederai alla morte,
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

lunedì 10 dicembre 2007

lettera ad un borgo malato

dall'altra parte dell'oceano scrivo.
sopra una poltrona non mia. con un computer non mio. in una casa non mia. in una stanza in assoluto silenzio, se non fosse per quel suo leggero respiro mentre dorme.
ti scrivo per cercare di capire che succede.
scrivo a te, antico borgo orgoglioso di cio' che contieni. ti sento sempre piu' malato. sempre meno caldo e pronto ad abbracciare genti nei tuoi unici ritratti.
mi sfoghero'.
sfogarmi?...consumare parole e parole... tasti e tasti di tastiera per parlare, per criticare, per scambiarsi, per migliorare... sfogarsi per migliorare. la prenderei cosi'.
a chilometri e chilometri di disatanza da te ameno paesino... quello che posso dire e' che quello che piu' mi da pena e' la superficialita', lo spettacolo, l'apparenza, l'apparire, l'ostentare, la mancata sincerita', il non rispetto.... che vedo pian piano aumentare fra le tue strandine ...atteggiamenti volgari, irrispettosi, egoistici ed egocentrici....generati da un poco scambio culturale e dal bombardamento consumista contemporaneo. (il maggior nemico direi)
....e tutto questo prende vita e forma all'interno del tuo piccolo contesto, piccolo paesino, piccolo scambio di vite e di flussi.. quasi insignificante penseremo... ma che nascondi origini lontane, storie e leggende affascinanti....ricche di tradizioni, che rischiano di perdersi. questo bisogna apprezzare.... perche' l'ignoranza, ossia la non conoscenza delle cose, non significa mancaza di cultura, non significa mancaza di saggezza.... anzi.... immaginate un contadino, un artigiano di un tempo....la sua dedizione al lavoro, la sua umilta'....il suo RISPETTO per quel poco che aveva e per tutto cio' che lo circondava. poesia. arte. pensatela come volete. queste persone non rischiavano l'inquinamento cerebrale di cui siamo adesso in continuazione attanagliati, non rischiavano di essere un numero in una statistica,non rischiavano di essere manipolati dal marciume dei media. E' cio' di cui dobbiamo preoccuparci ora. all'interno di questi paesini dove un tempo si, si nascondeva l'ignoranza...ma era l'ignoranza buona, una ignoranza intelligiente e rispettosa. adesso questi luoghi, stanno diventando il ricettacolo del "non riflettere", stanno diventando luoghi delle due parole piu' in voga del momento :"lavorare-consumare", e la loro identita' sociologico-urbana ricca di storia e tradizioni rischia di trasformarsi in una semplice cartolina senza piu' un'anima.la gente che vi vive piu' stabilmente rischia di scivolare incosciamente in un ritmo, in una routine priva di reali interessi e stimoli che facciano pensare con la propria testa e ti facciano avere una presa di coscienza.
crediamo in dio ed andiamo a messa, e siamo a posto con la coscienza. ma dio non ha creato tutto e tutti???.....se riuscissimoa vedere dio,buddha,zeus,allah...chiamatelo un po' come volete, in tutto cio' che ci circona, nella gente diversa, negli alberi, nei sorrisi, nei piccoli gesti, in quell'erbetta che anto ci piace, anche nelle birre che ci scoliamo fatte con il luppolo di dio....be', se riuscissimio a vedere questo dio che tutti cercano e che io tradurrei con AMORE.... allora si si vivrebbe meglio, soprattutto in questi paesini dove ci si conosce tutti...ma purtroppo e' difficile, nessuno ci riesce...o forse solo poco conveniente.
si dovrebbe partire da una rivoluzione culutrale. rabbrividisco e divento triste; rabbrividisco e divento triste perche' appartengo a tutto questo, appartengo a quei vicoli, appartengo alla gente, appartengo all'aria di campagna, appartengo alle feste del paese, mi hanno visto e fatto crescere e non posso non amarle. anzi. il fatto di criticare ed incazzarsi non e' altro che uno sfogo d'amore.
e quello che piu' mi fa male e' pensare di vedere questi splendidi ritratti di storia, sbiadirsi di fronte alla materialita' di oggi di fronte a quella intelligenza fatta solo con la mente, senza tener conto del cuore, di fronte alla pubblica ottusita', di fronte alla "ignoranza colta".
forse nn posso permettermi di dire queste cose per il fatto che spesso scappo dal mio paese, che spesso preferisco non mettere le mani in pasta per paura di sporcarmi. ma sicuramente non e' un comportamento corretto, sicuramente individualista e da un certo punto di vista conveniente. ma non e' facile. non e' facile cambiare la gente. cercare di farla riflettere. sopratutto se non vuole e non e' interessata.
soffro.
vi racconto questa:
nell'antica grecia il passo dall'adolescenza all'eta' matura veniva effettuata con un viaggio.
i ragazzini di una certa eta' affidati ad un saggio maestro, iniziaano un viaggio di alcuni mesi: altre citta' , altri paesi, altri luoghi, altri spazi, altre esperienze, altra gente, altre tradizioni, altri modi di pensare. dopodiche' i ragazzini veniano riaccompagnati al proprio paese. adesso erano in grado di scegliere della loro vita. di scegliere cosa fare e dove andare. un modo magnifico per aprire gli occhi, per quardarsi dentro e conoscersi meglio. un modo che puo' mandarti un po' in confusione ma che sicuramente lascia che sia tu stesso e il tuo pensiero a farti vivere quello che sei.

ecco il mio sfogo.
uno sfogo contro la banalita' e la superficialita', uno sfogo contro il mondo di oggi, e contro il pensiero che la societa' vuole imporci. contro il modello di vita (consumo-ricchezza) che ci lascia sempre piu' privi di sentimenti, di ricordi, di folklorismo, di umanita', di rispetto per la natura, che ci lascia sempre piu' pieni di cose fuori e sempre piu' vuoti dentro.

caro borgo di provincia non non e' tua la colpa. la colpa e' sempre dell'uomo. sempre.
a presto.
marco.

morrovallesi